PIU' CHE UN COMMENTO AL CAMINETTO VERO E PROPRIO, QUANTO HO IN ANIMO DI RACCONTARVI E' UNA STORIA FATTA DI PERSONE PRIMA CHE DI COSE.. DI PERSONE ANTICHE, ARTISTI ORMAI SCOMPARSI MA CHE PER QUALCHE MOMENTO TORNERANNO A VIVERE INSIEME A NOI... E PERSONE DEL TUTTO VIVENTI ED ANIMATE DA UNA PASSIONE CHE NON HA TEMPO.. TUTTE QUESTE FIGURE HANNO CONTRIBUITO A FAR SI' CHE UN'OPERA D'ARTE COME IL CAMINETTO CHE STO PRESENTANDOVI POTESSE NASCERE E GIUNGERE SINO A NOI..
PRIMO PERSONAGGIO, IL RACCOGLITORE.
Ho trovato questo caminetto presso un raccoglitore della zona di Lione con cui collaboro forse da vent'anni (come passa il tempo, eh Sebastien... Eri un ragazzo, la prima volta che abbiamo lavorato insieme, e giravi per i cantieri con una vecchia auto dietro la quale c'era, legato, un.... cariolino!!! Non avevi i soldi per un vero e proprio furgone, ma la passione per l'antiquariato ti dava la forza di andare avanti, in qualunque modo fosse possibile.
Stavolta hai fatto un bel colpo, e non mi riferisco solo alla parte economica (la quale è pur giusto che ci sia..), ma soprattutto al colpo al cuore che avrai provato quando, nella penombra di quella cantina borgognona hai trovato quei pezzi di pietra scolpiti... E pensare che il nuovo proprietario della villa, un villano arricchito troppo rapidamente, neanche sapeva di che si trattasse... Tu, invece, l'hai capito subito che si trattava di un caminetto "Oil de Boeuf", alla maniera dell'architetto Majorelle, artista che di quel modello di camino fu l'ideatore, un camino disegnato, forse, dallo stesso architetto della villa, di cui ora conosciamo anche il nome e, tramite le grandi possibilità del web, anche la bella storia..
Bravo, Sebastien, e Grazie, Sebastien, per aver proposto a me, prima che ad altri, questo importantissimo camino.
SECONDO PERSONAGGIO, IL DESIGNER DELL'EPOCA, L'ARCHITETTO.
Si chiamava Emile, l'architetto Pelisse il cui nome è nella iscrizione scolpita nello zoccolo destro del camino (vedasi immagine in alto a destra) insieme all'anno di fabbricazione, il 1908.. E proprio nell'anno 1908 questo professionista stava sviluppando il progetto (poi realizzato nei due anni successivi) di un importante (più di 300) gruppo di case ed appartamenti a Clermont Ferrand (regione Auvergne, confinante con la Borgogna) per conto di Michel Michelin, figlio di André, il fondatore della omonima fabbrica di pneumatici.. Queste abitazioni erano destinate, a seconda della loro grandezza e qualità costruttiva, ai dirigenti ed agli impiegati della Michelin, e chissà, forse fu proprio uno di questi dirigenti il primo committente del caminetto che stiamo esaminando..
Io me l'immagino, il nostro Emile, incurvato sul tavolo da disegno e tutto preso da questo enorme progetto che non lo fa dormir di notte, sia per l'impegno che è necessario profondervi, sia per la passione che il nostro Pelisse ci mette di suo .. Me l'immagino mentre viene "disturbato" da un pezzo grosso della Michelin, che gli chiede.. "Scusi, architetto, non è che, ovviamente pagando, lei potrebbe disegnarmi un bel camino di quelli che oggi van tanto di moda?! Tipo Majorelle, insomma.. Ho una casa in Borgogna, una bella villa in campagna ed un bel caminetto in pietra ci starebbe proprio bene.. magari con un bel volto femminile.. Guardi, ho proprio qui con me, casualmente, un dagherrotipo di mia moglie.."
Emile non aveva tempo, ma quel funzionario era uno di quelli importanti, meglio accontentarlo...
Può essere andata così, oppure, più semplicemente, il nostro architetto disegnò, oltre alle case della ditta "Les Abitations Bon Marché Michelin" (SI CHIAMAVA PROPRIO COSI', L'IMMOBILIARE DELLA MICHELIN..), anche quella villa in Borgogna da cui il nostro amico e raccoglitore Sebastien ha trovato questo tesoretto..
TERZO PERSONAGGIO, LO SCULTORE.
Stavolta, dello scultore ed homus faber del nostro caminetto, abbiam proprio la firma (vedasi fotografia in basso a destra) per così dire.. "autografa" anche se non con una penna detta firma è stata stilata, ma bensì con un martello ed uno scalpello.
RAOUL MABRU, 1882-1957, nativo proprio di Clermont Ferrand, città che, come abbiamo detto sopra, era la sede della Michelin. Ed il nostro Raoul, vuoi perché era un bravo scultore (ha lavorato anche per monumenti pubblici a Parigi, non proprio a due passi dalla sua Auvergne..), vuoi perché era un loro concittadino, ha lavorato anche per la famiglia Michelin ed in particolare per lo stesso Michel che abbiamo trovato prima alle prese con il progetto dell'architetto Pelisse..
UN PUNTO DI CONTATTO IMPORTANTE, CHE MI FA PENSARE COME QUESTO NOSTRO CAMINETTO ABBIA AVUTO COME INIZIALE COMMITTENZA QUALCUNO LEGATO A CLERMONT FERRAND OD ALL'ENTURAGE DELLA FAMIGLIA MICHELIN..
CI SONO ALTRI DUE PERSONAGGI, IN QUESTA STORIA, DEI QUALI SAREBBE GIUSTO PARLARE, E SIAMO IO E LEI, RISPETTIVAMENTE NELLA NOSTRA QUALITA' DI VENDITORE E COMPRATORE DEL CAMINETTO IN QUESTIONE, MA DI NOI, MAGARI, PARLEREMO A VOCE E NON PER ISCRITTO, D'ACCORDO?
NOTE IN CALCE: ECOLOGIA ED ANTICHI CAMINETTI
Sul mio comodino ho un testo di quelli apparentemente "leggeri", od almeno così credevo che fosse, a giudicare dalla sua copertina e dal suo titolo: "Mao perchè sei morto" di Massimo Bucchi, più o meno da me considerato sinora un semplice "cartoonist".
Devo dire invece che anche questa lettura si è rivelata interessantissima, direi.. "fulminante" e poiché non posso qui riassumervela compiutamente, ho scelto tra tutte, una vignetta che vede raffigurato un prete al capezzale del morente.. Il prete sta chiedendo al morente se ha qualcosa di cui pentirsi e questo signore, con la generosità e la fermezza dei momenti importanti dipinta in volto, gli dice: "LASCIO A MIO FIGLIO IL CERINO ACCESO".
Come a dire: Di questo mondo abbiamo fatto una pattumiera, fisica e morale, e ce ne siamo pure accorti ma non abbiamo fatto nulla per metterci una pezza, questo è il mio peccato più grande e questo rende più grande il mio dolore ora che me ne vado e devo lasciare questa discarica a mio figlio, il quale dovrà, incolpevole, provvedere alla sua pulizia.
Che c'azzecca questo mio discorso con il commento d'un caminetto ottocentesco?
Beh, nella mia vita posso dire d'aver provato, sin dall'inizio della mia attività, a tener pulito questo mondo, infatti per ogni caminetto che io raccolgo, restauro e vendo, c'è un pezzo di montagna che non viene cavata e scarnificata...
So bene che non sia facile credermi sulla parola, ma io pensavo a queste cose anche quasi mezzo secolo fa, al mio primo muovere nel campo del recupero, confortato nel pensiero di un inevitabile e certo successo (come si è giustamente illusi a vent'anni !!!) dal fatto che un caminetto antico è più "bello", più "vero", più "affascinante", più "artistico" e più "risparmioso" di uno nuovo, odorante di plastica ed acidi...
Un poco ho avuto ragione, più o meno alL'1 PER CENTO delle antiche aspettative!