PREMESSA:
La quasi totalità dei camini antichi in commercio prendeva (per non dire "copiava") le direttive stilistiche dagli ateliers parigini I QUALI (diamo a Cesare quel che é di Cesare) erano INDUBITABILMENTE i primi della classe.. Ma stavolta... Stavolta vi presentiamo un esemplare di camino "provenzale" che nulla ha di meno rispetto ai suoi confratelli parigini, anzi, per diversi aspetti può esser definito anche più interessante perché se le novità che porta in dote sono da considerarsi gradevoli, beh perlomeno sarà una ventata di nuovi temi a darci piacevolezza.
NOTE A DIFESA DEL CAMINETTO PROVENZALE
Tutto si può dire del caminetto provenzale..
L'accusa che va per la maggiore è che detto caminetto è "regionalizzato", brutto termine per spiegare come esso si distacchi un poco dai canoni della stilismo classico.
In genere questa critica è mossa dal pulpito degli antiquari "tuttologi", quelli cioè che vendono dai chiodi della croce di Cristo al buffet Luigi Filippo passando per le icone russe..
In genere chi "s'intende di tutto" (Leonardo da Vinci e Pico della Mirandola esclusi..) non conosce in profondità le cose di cui parla.
La fortuna di detti "esperti dello scibile umano" nasce dal fatto che chi li ascolta e li vede così sicuri nelle loro imperative affermazioni, cioè il cliente, ne sa ancor meno di loro... A questi antiquari che tanto aborrono i caminetti provenzali e, come dicevo sopra, li definiscono "regionalizzati" come se questo termine fosse equivalente ad "appestati", io rispondo che, allora, TUTTI i caminetti italiani sono "regionalizzati" e certamente lo sono molto più di quelli provenzali..
Dalla caduta dell'Impero romano d'occidente sino all'ottocento (1800 !!) l'Italia altro non era che una miriade di staterelli o di comuni, in sostanza una miriade di campanili l'un contro l'altro armati, anche e soprattutto culturalmente.
E questa miriade di campanili ha creato una miriade di caminetti regionalizzatissimi tanto che oggi si parla di caminetti "genovesi" quando si vuol intendere un certo Luigi XV ivi costruito, oppure si è coniato il termine di "Lombarda" per definire una cornice in approssimativo stile neoclassico, tra il Luigi XVI ed il Direttorio, per non parlare dei "caminetti veneziani" (particolari tipi di Luigi XV..).
Io, invece, che di mobili Luigi Filippo nulla capisco e tanto meno so distinguere un chiodo della croce di Cristo da uno di quei vecchissimi chiodi infissi nella trave della cantina del mio beneamato nonno Arcangelo, chiodi dai quali pendeva una messe di salami e cotechini "fatti su" da lui stesso, io, dicevo, ignorante come sono, difendo i caminetti provenzali a spada tratta, e trovo che siano sempre ricchi di grazia, sempre diversi l'uno dall'altro (per via dell'esiguo numero prodotto per ogni modello..), sempre ricchi di almeno un particolare accattivante.
Come capita in questo esemplare, nel quale una particolarissima interpretazione della classica "Conchiglia" diventa il motivo conduttore di tutto il caminetto..
TRA L'ALTRO (NOTA VENALISSIMA MA CHE HA LA SUA IMPORTANZA..), IN GENERE I CAMINETTI PROVENZALI COSTANO QUALCOSA IN MENO DI ANALOGHI MODELLI PIU' "PARIGINI" E DECISAMENTE PIU' VISTI.
Il camino che sto qui presentandovi è stato scolpito in un marmo Bianco Carrara di qualità "P" (oggi chiamato GIOIA dal nome dell'ultima cava rimasta attiva.
Ha la classica architettura dei camini provenzali, gli importanti immancabili capitelli (floreali con graziosa conchiglia alla sommità) ed un frontale dotato di una OPERA SCULTOREA DI BUONA IMPORTANZA, RAFFIGURANTE ANCH'ESSA UNA CONCHIGLIA, SI', MA IN MODO FOGLIACEO..
RITROVAMENTO NIZZARDO, PERFETTA CONSERVAZIONE, EPOCA BELLE EPOQUE, FINE '800/PRIMI '900